Camera del lavoro di Roma ( 1945 - 1978 )

Tipologia: Ente

Tipologia ente: Partito politico, organizzazione sindacale

Altre denominazioni: Camera confederale del lavoro di Roma

Sede: non indicata

Codici identificativi

  • SP-00000001 [Identificativo di sistema]

Abstract

La Camera del lavoro di Roma fu costituita l’8 maggio 1892 per iniziativa di numerose società di mutuo soccorso, cooperative, società di miglioramento e resistenza. Con il superamento dei particolarismi di mestiere si compiva un passo decisivo verso forme più mature e moderne di organizzazione sindacale. Sul piano politico la nascita della Camera del lavoro sanciva l’egemonia delle componenti riformiste e repubblicane, che godevano di un vasto seguito soprattutto tra i tipografi, e l’emarginazione delle frange rivoluzionarie e anarchiche protagoniste dei disordini del 1 maggio 1891 in Piazza Santa Croce in Gerusalemme. Proponendosi come intermediaria tra domanda e offerta di lavoro, la nuova organizzazione rivendicava a sé una meritoria funzione sociale e per questo chiese e ottenne dal Comune di Roma una sede e un contributo economico. Ben presto tuttavia l’abito “legalitario” cominciò a stare stretto e per tutelare i diritti dei lavoratori si rese inevitabile il conflitto con l’ordine costituito. L’ondata repressiva di fine secolo non risparmiò la Camera del lavoro che venne sciolta nel gennaio 1897. Ricostituita il 27 gennaio 1900, si giovò del nuovo clima politico, instaurato da Giovanni Giolitti, più aperto alle istanze del movimento operaio. Cresceva intanto, al suo interno, l’influenza dei socialisti, la cui strategia mirava a saldare le rivendicazioni sociali alla lotta per la conquista dei pubblici poteri. Nell’aprile 1903 fu proclamato il primo sciopero generale cittadino a sostegno della lotta dei tipografi per le otto ore di lavoro. Nel 1907 la CdL partecipò al blocco popolare che vinse le elezioni e insediò in Campidoglio la Giunta guidata da Ernesto Nathan. Ma di lì a poco la grave crisi economica e l’impresa di Libia portarono a una radicalizzazione dello scontro politico e sociale favorendo l’avvento dei socialisti intransigenti alla guida della CdL. D’indirizzo riformista era invece la Confederazione generale del lavoro (Cgdl), sorta a Milano nel 1906, con cui la Camera del lavoro ebbe subito rapporti piuttosto tesi. Nel 1916 il diverso atteggiamento nei confronti della guerra mondiale fu all’origine di una scissione, ricomposta soltanto nel 1923. Fino ad allora operarono due Camere del lavoro: una confederale neutralista e una interventista. Alcuni preziosi reperti relativi alla Camera del lavoro prefascista sono conservati e ordinati nel Fondo Paolo Basevi (vedi) Sciolta dal fascismo, la CdL riprese l’attività legale all’indomani della liberazione di Roma nel giugno 1944. Nella città ferita dalla guerra divenne un punto di riferimento per i ceti più bisognosi, battendosi contro il caro-vita, per la distribuzione di generi di prima necessità, il blocco delle tariffe pubbliche, il rilancio dell’industria e la ripresa edilizia, la bonifica delle borgate, la messa a coltura delle terre abbandonate. Nel 1947 con 280.000 iscritti raggiunse la sua massima espansione, ma l’anno dopo subì un duro colpo dalla scissione sindacale che ebbe a Roma conseguenze particolarmente gravi nel settore del pubblico impiego. Nel corso degli anni Cinquanta l’iniziativa della CdL mirava a saldare le lotte per l’occupazione, la difesa dei salari e contro il “super sfruttamento” (causa di un impressionante succedersi di “omicidi bianchi”) ad una strategia generale di riforme e di investimenti secondo le linee del “Piano del lavoro”, lanciato dalla Cgil nel 1949. Altrettanto intenso fu l’impegno a difesa della democrazia e contro i pericoli di guerra: nel 1952 la Cgil s’impegnò nella battaglia elettorale per il Comune di Roma facendo eleggere in Campidoglio i suoi massimi esponenti Di Vittorio e Lizzadri. Negli anni Sessanta una nuova generazione di lavoratori si affacciò alla ribalta: erano i “ragazzi con la maglietta a strisce” che nel luglio 1960 affrontarono le cariche della polizia a cavallo a Porta San Paolo. Le lotte dell’autunno caldo si proiettarono a Roma fino alla metà degli anni Settanta, allorché numerose fabbriche romane vennero occupate dai lavoratori minacciati dai licenziamenti. A partire dagli anni Ottanta la CdL dovette misurarsi con problemi inediti, primo fra tutti l’emergere di nuovi soggetti sociali, i cosiddetti “non garantiti”, che spesso vedevano un antagonista nel movimento sindacale. Sopravvenne una fase difficile, caratterizzata da una vivace dialettica in seno al movimento sindacale, prodotta anche dalla divaricazione crescente tra i due principali partiti della sinistra. Nel febbraio 1984 il decreto del governo Craxi che tagliava tre punti di scala mobile provocò la fine della federazione sindacale unitaria. Il 24 marzo 1984 Roma fu teatro della grande manifestazione contro quel decreto promossa dalla maggioranza della Cgil. Nel marzo 1994 la Camera del lavoro di Roma cessò di esistere come struttura autonoma e venne accorpata con l’istanza regionale assumendo la denominazione di Cgil di Roma e del Lazio. (testo a cura di Giuseppe Sircana)

Complessi archivistici

Compilatori

  • Inserimento dati: (persona)